di Liliana Carbone
Prevenzione, stili di vita, disabilità, ma anche costi e sprechi e modelli-guida di salute e sanità virtuosi italiani per un sistema migliore: la fotografia del mondo degli anziani scattata nel corso del II Congresso della Corte di Giustizia Popolare per il Diritto alla Salute – organismo nazionale di FederAnziani, la federazione delle associazioni della terza età – che si è aperto a Rimini dal 29 novembre al 1° dicembre, disegna una situazione socio-sanitaria da rivedere e su cui riflettere.
In prima fila Federanziani e la Corte di Giustizia Popolare per il Diritto alla Salute, con Roberto Messina Presidente Nazionale di Federanziani; FIMMG–Federazione Italiana Medici di Medicina Generale con Giacomo Milillo, Segretario Generale Nazionale; Federsanità ANCI; Parlamento Europeo con Oreste Rossi della Commissione Sanità Pubblica e Motore Sanità, con Claudio Zanon, Direttore Scientifico.
Il mondo della “terza età” lotta contro un sistema sanitario che fatica ad andare incontro ai suoi diritti di salute, capisaldi del benessere di una fascia di popolazione in continua crescita che chiede risposte.
«Le Regioni continuano a sprecare inutilmente risorse che potrebbero essere impiegate a migliore tutela per il diritto alla salute» è la denuncia di Roberto Messina, Presidente Nazionale di Federanziani. «Pulizie e lavanderia, mensa, riscaldamento, premio assicurativo e spese telefoniche sono alcuni dei principali settori in cui imperversano gli sprechi ospedalieri delle Regioni, tanto da poter arrivare a risparmiare circa 1,4 miliardi di euro l’anno. Noi vogliamo il rispetto della legge, i soldi delle Regioni sono di noi cittadini».
I dati sono emersi dallo “Studio per l’Individuazione di possibili interventi di contenimento della spesa sanitaria” elaborato dal Centro Studi SIC Sanità in Cifre.
I dati mostrano come alcune Regioni abbiano costi di spesa raddoppiati e in certi casi addirittura triplicati sulla stessa tipologia di servizio: le Marche, ad esempio, spendono per dare da mangiare ai propri pazienti una media di 8,3 euro al giorno, in Campania esattamente il doppio, 16,6, con una media nazionale di 11,6 euro.
Se Maria Chiara Corti, dirigente della Regione Veneto, e Maria Luisa Chincarini, Consigliere della Regione Toscana hanno presentato i modelli santitari delle due rispettive regioni “virtuose” – Veneto e Toscana – anche dal Piemonte si è delineato il modello dell’Azienda locale sanitaria territoriale Asl To1, con l’intervento di Giovanna Briccarello, Direttore Generale dell’Asl To1.
La prevenzione è stato il tema cardine che Motore Sanità ha promosso nel corso del seminario intitolato “Terza età: diritto a salute e benessere. Non prevenire, non diagnosticare: quanto ci costa?” nell’ambito del secondo II° Congresso Nazionale della Corte di Giustizia Popolare per il Diritto alla Salute.
La prevenzione, infatti, ci permette di vivere più a lungo e in salute; è un termine che racchiude quegli stili di vita che è importante osservare per garantirci quel benessere tanto inseguito e predicato dai medici e dagli specialisti. Per contro non prevenire ci costa in salute e pesa anche in termini di costi reali sul Servizio sanitario nazionale.
Quando parliamo di stili di vita dobbiamo pensare ai cosiddetti “determinanti di salute” che sono sostanzialmente quattro: il fumo, l’alcool, l’alimentazione e l’esercizio fisico.
Pensiamo ad una sana e corretta dieta alimentare, la “dieta mediterranea” per eccellenza. Ebbene, essa è in grado, se seguita quotidianamente con costanza, di proteggerci dai tumori e dalle malattie cardiovascolari (il 60% dei decessi nel mondo è attribuibile proprio ad esse, insieme al cancro, al diabete, ai disordini respiratori), ma non solo.
Essa previene anche l’obesità, l’ipertensione e le displidemie, le demenze senili, l’osteoporosi e il diabete (ancora lui), assieme ad altre patologie come la gotta, la cataratta, le atriti, l’iperplasia prostatica, asma, malattie autoimmuni, intestinali e croniche, che assumono un carattere sempre più cronico con l’avanzare dell’età.
Anche fare attività fisica (circa trenta minuti al giorno, consigliano gli esperti) ci protegge verso taluni patologie come quelle cardiovascolari (ancora loro!), il decadimento mentale e la depressione, la disabilità, la disfuzione erettile e da alcuni tipi di tumore, come il carcinoma del colon e della mammella.
Gli stili di vitasono, insomma, regole semplici che se seguite con costanza ci assicurano di vivere più a lungo e più sani.
«Da qui l’obiettivo della “compressione della morbilità” – ha spiegato Claudio Zanon, Direttore scientifico di “Motore Sanità” -. Essa si presenta come un approccio sostenibile per migliorare lo stato di salute della popolazione e per ridurre o non incrementare la spesa sanitaria. L’efficienza e l’appropriatezza dell’erogazione a partire da quelle di prevenzione e diagnosi precoce contribuiscono a controllare e mantenere la spesa entro limiti prefissati, oltre che ridurre le liste di attesa».
Oreste Rossi, Europarlamentare della Commissione Sanità Pubblica del Parlamento Europeo, ha esportato il “diritto alla salute e al benessere” oltre i confini italiani. Nominato relatore del Provvedimento di iniziativa sulla sicurezza negli ospedali, l’Eurodeputato ha tracciato un profilo drammatico della situazione europea.
«Negi ospedali della Ue ogni anno muoiono dalle 34 alle 36mila persone per infezioni prese durante il ricovero. Più di 4 milioni si ammalano con costi enormi per il sistema e disagi spaventosi per i cittadini. Questo non deve più succedere».
Nella relazione europea si punta il dito anche sulla qualità delle cure, sul loro livello e su quello dell’assistenza della prevenzione, sul tema degli anziani – categoria che rischia di ammalarsi ancora più di quanto già lo sia – e sulla assistenza domicialiare. «Si tratta di iniziative che Federanziani porta avanti in modo egregio» ha puntualizzato con orgoglioso Oreste Rossi.
Alberto Perra, Dirigente di Ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità si è soffermato, infine, sul tema della disabilità.
«L’Italia concorre all’obiettivo europeo di ridurre per il 2020 di almeno 2 anni la disabilità che accompagna gli ultimi 10-15 anni della nostra vita. I dati dell’Istituto Superiore di Sanità (sorveglianza PASSI d’Argento) mostrano che le persone che hanno difficoltà in 2 o più attività strumentali della vita quotidiana (come usare il telefono o fare la spesa) sono il 37%. La buona notizia – conclude il dottor Perra – è che molte condizioni che causano la perdita di autonomia sono prevenibili, come gli stili di vita (fumo, consumo di alcool a rischio, inattività fisica e alimentazione non corretta) ma anche i disturbi della vista, dell’udito e della masticazione e le cadute, che hanno interessato oltre l’11% delle persone intervistate durante gli ultimi 30 giorni».
my_calendar
Commenti recenti